Home

La Parola del Parroco

“Un popolo senza sogni”

La Chiesa di Milano ha un nuovo Vescovo: si chiama Michele. Sabato 2 settembre, nel Duomo di Milano, alla presenza del Popolo di Dio – e quindi dei Vescovi di Milano e di Roma, di tanti preti e di tantissima gente – il nostro Arcivescovo Mario ha iniziato, alle 10.30, il Rito che consacra Vescovo un presbitero della Chiesa. A pregare e ad invocare lo Spirito Santo, sabato mattina, erano presenti i fedeli delle Parrocchie dove don Michele ha vissuto, prima come coadiutore e poi come parroco. Dicevo che erano presenti anche alcuni Vescovi di Roma perché il nuovo pastore non vivrà il suo nuovo ministero a Milano: Papa Francesco lo ha voluto a Roma e precisamente come Vescovo ausiliare della Diocesi e come Rettore del Seminario Romano Maggiore.
Dell’intera celebrazione, durata più di due ore, mi hanno sorpreso alcune parole del nostro Vescovo durante l’omelia. Commentando la prima lettura, tratta del libro dell’Esodo – il libro della liberazione del Popolo dall’Egitto e del dono della Legge per mano di Mosè -, si è espresso in questi termini: “Un popolo senza sogni, che considera le promesse una illusione e considera la speranza una ingenuità. Un popolo scontento, ma che si accontenta; si lamenta e tira avanti… in questo tempo in cui abita un popolo senza sogni, non il profeta solitario, non l’eroe protagonista, ma solo una comunità cristiana che vive intensamente la comunione con il Padre di Gesù”; solo la Chiesa nella sua comunione può farsi carico della speranza dell’umanità e annunciare il compimento della promessa di Dio.
Le parole del nostro Vescovo spesso sono forti, ma sabato lo sono state ancora di più: parla di un POPOLO SENZA SOGNI! E tanti sono stati i pensieri provocati da questa sua affermazione. Tanti i volti e i racconti di persone, di giovani, di famiglie, che in questi anni ho incontrato e che sembrano confermare le parole del Vescovo.
In questi giorni mi sono venute in mente anche le parole – e gli striscioni – da tanti di noi ‘gridate’ all’inizio della pandemia da Covid: “Andrà tutto bene!” Questa frase l’abbiamo sentita mille volte, e in essa abbiamo cercato di trovare forza e speranza. Era il sogno di tutti in quei mesi di fatica e di morte.
In queste settimane l’intera umanità ricorda un altro sogno, un sogno che ha sessant’anni. È stato il sogno di un attivista e di un pastore della Chiesa Battista americana, Martin Luther King. Questo sogno venne ‘gridato’ durante un discorso tenuto il 28 agosto 1963, davanti al Lincoln Memorial di Washington. Un sogno che inizia così: I HAVE A DREAM! Questa frase sarà ripetuta per ben otto volte, come le Beatitudini del Vangelo di Matteo, ma l’ottava sarà quella più significativa: “sogno che un giorno ogni valle verrà colmata, e ogni collina e montagna verranno abbassati, e i luoghi accidentati verranno resi piani, e i terreni contorti verranno resi dritti, e la gloria del Signore sarà rivelata e tutti gli esseri umani potranno vederla insieme. È questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale mi avvio verso il Sud”. Questo sogno è lo stesso del Profeta Isaia, che troviamo nel capitolo 40 del suo libro e che noi ambrosiani leggiamo nella quarta Domenica di Avvento. Tanti di noi affermano di avere dei sogni nel cassetto e questo è certamente meglio che non averli, ma coltivo la forte speranza che ognuno di noi, non solo possa sognare, ma che sia anche spronato a raccontare e magari anche trasmettere questi sogni ai propri figli.
Don Maurizio