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La Parola del Parroco

Sabato 8 giugno, il vescovo Mario, ha ordinato presbiteri – preti, per intenderci – 17 diaconi della nostra Diocesi. Nella sua ‘articolata’ omelia, il Vescovo ha voluto ricordare a tutta la Chiesa di Milano che questi nostri fratelli, che oggi vengono consacrati per presiedere la celebrazione della Messa, sono quelli che desiderano fare memoria di Gesù, abitando il desiderio di servire e di donarsi per sempre per amare secondo il Suo comandamento.
Già da qualche mese, noi preti di Vimodrone, sapevamo che alla nostra Comunità Pastorale di Santa Croce, era stato destinato uno dei preti che sarebbero stati ordinati nel mese di giugno, visto che, da qualche tempo il nostro coadiutore, don Alessio, aveva iniziato un cammino di verifica e di
discernimento che lo avrebbe portato a decidere per un servizio pastorale non più tra gli Oratori e la Pastorale Giovanile della Diocesi, ma tra la realtà degli uomini e le donne ‘in divisa militare’.
Il 20 giugno, il Vescovo ha affidato alla nostra comunità don Matteo Foppoli, di cui abbiamo in questi giorni conosciuto il volto e scoperto il sorriso. Don Matteo sarà in mezzo a noi, celebrando nella Messa la memoria di Gesù e abitando in Oratorio per essere vicino ai nostri ragazzi e giovani.
In questi giorni è possibile incontrarlo tra i campi dell’Oratorio o sotto la tettoia, oppure vicino al ping-pong o in una delle aule di catechismo, e iniziare a conoscerlo per il semplice motivo che il comandamento di Gesù chiede a lui – e a tutti – di ‘incontrare’ chi cammina sulla stessa strada e, se possibile, fare due passi con lui.
Mi sono domandato qual è – o quale dovrebbe essere – il mio modo di incontrare don Matteo: in altre parole un parroco di una Comunità Pastorale, come accoglie e accompagna un giovane prete mentre inizia e muove i primi passi del suo prezioso ministero nella e per la Chiesa? Proprio in questi giorni, stiamo preparando il libretto che accompagnerà il primo turno di Koinè delle elementari e si è pensato di prendere come riferimento la parabola dei talenti. Credo che, per accompagnare un giovane prete, possa essere illuminante anche questa parabola. In pochissime parole, riassumerei così: “metterci del proprio e lavorare in perdita”. Quello che spendiamo in più è decisivo! Se diamo solo quello che abbiamo ricevuto, solo quello che rientra in un computo positivo di entrate e di uscite, allora ci fermeremo presto.
L’impressione che ho, è che la cura dei ragazzi e degli adolescenti ti prosciuga così tanto che verrebbe da dire: chi me lo fa fare? Cosa ci guadagno? Nulla. C’è una gratuità – siamo servi inutili – che è il sigillo dello stile di Gesù. Se non si lavora in perdita e mettendoci sempre del proprio, non è al servizio della carità. Certo ci è promesso il centuplo, ma senza immediato tornaconto.
Rimane per tutti – e non solo per il prete – la motivazione di fondo: è solo e sempre in attesa del Suo ritorno che restiamo fedeli al Suo comando. Solo al Suo ritorno sarà chiaro che è molto più quello che riceviamo che quello che doniamo.
In obbedienza al Suo comando ci mettiamo a servire nella chiesa, questa chiesa di Vimodrone.
Don Maurizio