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La Parola del Parroco

La pari dignità e corresponsabilità di ogni battezzato

In questo numero di Comunità in Cammino ampio spazio viene dato al prossimo rinnovo del Consiglio Pastorale della nostra Comunità. È un appuntamento importante, perché vuole mettere in pratica alcune intuizioni dell’ultimo Concilio della Chiesa Cattolica, quello che ormai – purtroppo – troviamo solo citato nei libri di storia dei nostri ragazzi e sulla ‘nuova’ enciclopedia online di nome Wikipedia.
Qual’era l’intuizione, o meglio il guadagno che i Padri Conciliari hanno voluto mettere in evidenza? La pari e decisiva dignità e corresponsabilità di ogni battezzato davanti a Dio e soprattutto nella Chiesa. Secoli di storia, e di storia ecclesiale, avevano messo tra parentesi questo dono dello Spirito. Con parole un pochino più tecniche possiamo dire che il sacerdozio ‘comune’ – quello che ci viene dato con l’unzione del Crisma nel momento del Battesimo – era di fatto diventato il ‘sacerdozio’ dei vescovi e dei preti. Un Consiglio Pastorale – e in particolare il suo rinnovo – vuole riportarci alla sorgente della nostra fede e dei doni ricevuti: i famosi talenti o carismi. Questi sono per l’utilità comune, sono per il servizio all’intera comunità e non solo per il prete che ha bisogno di braccia e di umile e obbediente forza lavoro!!
Ad aiutarci in questo servizio e come viverlo al meglio, ci possono essere utili alcune intuizioni del nostro Papa, spesso comunicate all’intera Chiesa e al mondo con alcune espressioni molto evocative e spesso provocanti.
Di seguito alcune ‘parole’ di Papa Francesco che prendo da un paio di interviste: “Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite. E bisogna cominciare dal basso. Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da sé stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n’è andato o è indifferente. Chi se n’è andato, a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese e valutate, possono portare a un ritorno. Ma ci vuole audacia, coraggio… Suggerisco uno stile: quello della locanda: i discepoli ricevono molto accogliendo l’ospite inatteso. Anzitutto un compito, una vocazione, una parte nella compassione di Dio. Poter essere compagni della sua compassione, che non guarda in faccia a nessuno, che lava i piedi di amici e nemici, è proprio un dono e un’autentica chiamata. E poi il Signore non dimentica mai di lasciarci qualcosa: spesso solo due danari, certo pochi, pochissimi, insufficienti per tutto quello che pensi di fare o di realizzare, ma sono come il principio di un dono da far girare. Perché solo se ti metti a servire scopri i talenti che hai. Se non servi, se non hai un compito a cui obbedire non conosci neppure quello che sei e che vali. Ciò non toglie che il servizio sia in perdita, e passi dal fatto che ciascuno ci metta del proprio. Quello che spendiamo in più è decisivo: se diamo solo quello che abbiamo ricevuto, quello che rientra in un computo positivo di entrate e uscite, allora ci fermeremo presto».
Parole così aprono il cuore, fanno sognare, ma non solo! Non siamo chiamati a guardare il mondo dalla finestra o dalla porta della Chiesa: siamo chiamati a servire, anche come prossimi Consiglieri del Consiglio Pastorale!
Don Maurizio