Chiesa di san Remigio

Un luogo di culto a Vimodrone, consistente forse in una semplicissima e povera cappella dedicata a S. Remigio, doveva esistere indubbiamente fin dall’Alto Medioevo. Ma la certezza storica della presenza di questo edificio religioso l’abbiamo da un documento del 1169: una bolla di papa Alessandro III, datata 30 marzo, nella quale vengono confermati diritti e possessi della basilica di S. Giovanni Battista di Monza e tra questi figurano quelli sulla pieve di S. Giuliano di Colonia (Cologno) con tutte le sue cappelle: la chiesa di S. Remigio “in vicu Modroni”, le due chiese di Colonia S. Gregorio e S. Nazaro e quella dei santi Martino e Maurizio in Albairate (S. Maurizio al Lambro).

Il 3 aprile 1753 avvene la visita pastorale del cardinale arcivescovo Pozzobonelli, parroco don Trigella, dalla quale  deriva una relazione accuratissima sulla nostra chiesa e sul suo stato, non buono. Il Cardinale ne caldeggia la ricostruzione. Don Perlasca (1773-1800) in accordo con il Comune, fa demolire chiesa e casa lasciando in piedi soltanto il campanile e comincia la ricostruzione tra mille difficoltà economiche, mentre il parroco è costretto a fare la spola tra   S. Maria Nova e S. Giuseppe al Gaggiolo per le celebrazioni.

Nel 1779 la nuova chiesa è terminata. A navata unica, con due altari laterali e il maggiore inserito in un’abside semicircolare. Stile tardo-barocco. Quattro bei pilastri sorreggono la cupola centrale. Il vecchio campanile risulta più basso della chiesa e gli abitanti delle cascine si lamentano di non udire più i rintocchi delle campane; verrà rialzato nel 1847.

  • La festa di san Remigio ricorre la prima domenica di ottobre;
  • La festa della Comunità Pastorale e di Vimodrone ricorre la prima domenica dopo il 3 Maggio.

Madonna del Pilastrello e Santa Maria Nova

Lungo l’antica strada maestra Milano–Bergamo, come in tutte le strade romane, ogni miglio (1481,75 metri) veniva segnato da un cippo o colonnina detto miliare. Dopo l’avvento del Cristianesimo questi marmi erano spesso decorati con figure di Madonne o di Santi aprotezione dei viandanti. Accanto ad una di queste colonnine, al sesto miglio da Milano, venne eretta nel XV secolo, pare a seguito di un miracolo, una bella cappellina dedicata alla Madonna della divina Misericordia, forse opera del Dolcebuono. Questa cappella era anche detta Madonna del Pilastrello

Nel 1524, con le offerte della popolazione, venne eretta la nuova bella chiesa, chiamata Santa Maria Nova per distinguerla dalla Vetera, esistente da secoli in paese e demolita al tempo di Carlo Borromeo. Questa nuova chiesa, addossata alla cappellina quattrocentesca, viene descritta per la prima volta in una relazione di visita pastorale del 1566 ed un’altra del 1567 di monsignor Cermenati. Già risultava affrescata con una Natività sull’altar maggiore, una Crocifissione e una Madonna dei sette Dolori su due altari laterali. Vi celebrava messa, quasi tutte le domeniche, il presbitero Adriano Toffetto.

Una descrizione ancora più dettagliata l’abbiamo dalla Visita del cardinale C. Borromeo. Qui, però, l’altare di destra non compare più e la cappellina esterna con la Madonnina, viene descritta chiusa da assi di legno, segno che non erano stati ancora costruiti i due muri laterali. Nelle raccomandazioni si invita, tra l’altro a chiudere la finestrella, con grata, sulla facciata per impedire che la gente segua le funzioni da fuori.

Per quanto riguarda gli affreschi, forse della scuola di Bernardino Luini o di Gaudenzio Ferrari, al tempo di san Carlo dovevano già esserci, anche se la relazione non li descrive tutti. Certamente di ottima fattura la Natività nell’abside e la Madonna col Bambino sul pilastro destro di impostazione dell’arco trionfale. Una mano meno esperta si nota nei rimanenti affreschi degli Apostoli, della fuga in Egitto, della Crocifissione, dei Profeti, dell’Assunzione ecc.

Sul soffitto la decorazione è incompiuta e si notano solo le sinopie degli Evangelisti e Sant’Ambrogio, di buona mano.

Nel 1855, l’allora parroco don Gaetano Tragella, invita Enti pubblici e privati cittadini a contribuire al restauro della chiesa ormai da troppo tempo bisognosa di cure. La risposta fu positiva e la chiesetta, all’alba dell’Unità d’Italia, tornava ad essere officiata dopo molti anni.

Il cardinal Ferrari, per la prima volta in Visita pastorale nel 1899, trovò la nostra chiesetta invasa dall’umidità e bisognosa di altri restauri. Dopo infruttuose richieste agli Enti pubblici, Viene interessato al finanziamento un facoltoso milanese, l’ingegnere Francesco Brioschi che, a cominciare dal 1914 sovvenzionerà il restauro, terminato l’anno seguente.

Per riconoscenza, l’autorità ecclesiastica e civile diedero all’ing. Brioschi diritto di sepoltura per sé e la consorte, nella chiesa e posero una lapide a ricordo sulla facciata.

Nel maggio 1992, l’immagine di Maria nella cappella esterna è oggetto di atto vandalico e imbrattata di vernice rossa. Il parroco don Gaetano Sirtori promuove una processione-fiaccolata riparatoria, che poi si ripeterà ogni anno la sera dell’8 maggio.

Recentemente, l’Amministrazione comunale, ha realizzato un impianto di illuminazione esterna.

(*La maggior parte delle informazioni sono state tratte da Santa Maria Nova o del Pilastrello di G.M. Vazzoler)